Una sfida e un’impresa pioneristica per la cultura ladina delle Dolomiti

Il film Le Rëgn de Fanes – Il Regno di Fanes, realizzato in lingua originale ladina (ladin) è il frutto della collaborazione tra Susy Rottonara (di La Villa in Badia), Roland Verra (di Ortisei in Val Gardena)  e Hans Peter Karbon (di S. Cristina in Val Gardena), e nasce  nel 2005 da una grande passione per la montagna e per la tradizione delle leggende ladine.

Il soggetto del film è imperniato su uno dei materiali leggendari più ricchi e complessi della tradizione ladina dolomitica, cioè quello che riguarda il mitico regno di Fanes ed è il primo film in ladino dedicato a tale leggenda.

Al giorno d’oggi il nome Fanes si riferisce ad uno splendido altipiano incorniciato da imponenti montagne tra Val Badia e Ampezzo, ed è senza dubbio una delle mete turistiche più ambite. Nel materiale leggendario Fanes non si limita a definire tale zona, ma si estende ad un territorio più ampio dai confini non chiaramente definiti, data la sua continua espansione grazie alle conquiste della sua popolazione chiamata anch’essa Fanes .

Alla base del film c’è un’elaborazione del materiale leggendario badiotto-ampezzano, che riguarda le vicende legate direttamente al regno di Fanes anche da un punto di vista geografico.

Il film trae spunto dalla versione classica della leggenda del regno di Fanes, esposta nella tradizione orale originale ladina, in una rielaborazione dal carattere piuttosto simbolico-mistico unito a dei tratti piú realistici atti a soddisfare delle esigenze drammaturgiche. Si è anche inteso accentuare la teatralità dei personaggi.

Il punto fondamentale che caratterizza l’indagine critica di questa interessantissima leggenda consiste nella mancanza di fonti scritte dirette. Infatti tale materiale è stato trasmesso oralmente per secoli essendo presumibilmente soggetto ad influssi culturali molteplici. I testi di Wolff sono basati sulla raccolta di testimonianze orali nelle valli ladine dolomitiche ed evidenziano la presenza di molteplici strati culturali -in primo luogo l’influsso della lirica cortese- intersecatisi nel corso di secoli di trasmissione orale. Ciò rende difficili e complessi gli studi a riguardo e non permette un’indagine filologica diretta data la mancanza di fonti scritte primarie. Di conseguenza l’approccio a questa leggenda non può prescindere dalla presa in considerazione delle diverse ipotesi espresse a riguardo da vari studiosi, nella consapevolezza di trattare un materiale leggendario e non storico.

Il nucleo narrativo fondamentale rappresentato nel film ruota attorno al tema della smania di potere del re di Fanes che conduce alla rovina del suo regno e di una serie di rapporti umani, nonché alla morte della figlia, la principessa-guerriera Dolasila.

I personaggi sono in parte realistici -il re e la regina di Fanes, Dolasila e Lujanta, Ey de Net, il principe dei Cajutés e varie comparse- e in parte soprannaturali -lo stregone Spina de Mul, la maga Tsicuta, le Mjanines (una sorta di ninfe), i Salvans (gente selvaggia), i nani e l’aquila fiammeggiante.

LA TRAMA

Il riassunto seguente illustra le vicende fondamentali sviluppate nel film.

Alle origini del regno c’è un’alleanza con le marmotte, che una regina di Fanes tiene nascosta quando prende come marito un re straniero, il quale a sua volta stringe un’alleanza con l’aquila fiammeggiante. La regina dà alla luce due gemelle, Dolasilla e Lujanta, delle quali Lujanta viene affidata alle marmotte come pegno dell’alleanza, ricevendo in cambio una piccola marmotta. Anche il re scambia con l’aquila un suo erede, solo che questa sceglie la piccola marmotta sostituita abilmente a Lujanta dalla regina ad insaputa del re.

Mentre il servo mandato dal re ad effettuare lo scambio torna dal Nuvolau verso il castello di Fanes viene sorpreso da Spina de Mul, un perfido stregone che appare sotto forma di un mulo mezzo putrefatto. Interviene un giovane principe dei Durans , Ey de Net, che colpisce duramente lo stregone con un sasso e dona la preziosa gemma Rajëta -persa da Spina de Mul nel combattimento- alla piccola Dolasila.

Trascorrono parecchi anni e il re di Fanes decide di recarsi con Dolasila e un gruppo di soldati alla ricerca del tesoro del Lago d’Argento. Isoldati trovano una scatola contenente un pezzo di pelliccia di ermellino e della polvere grigia, ma compaiono tre nani che li pregano di donargliela. Dolasila ha compassione dei tre e li accontenta, così che essi la ricompensano dicendole di gettare la polvere nel lago per vedere fiorire il tesoro e di far fare con la pelliccia una corazza, dato che diventerà una valorosa guerriera. Non dovrà però in nessun modo andare in battaglia qualora la pelliccia cambiasse colore.

Dolasila viene educata all’arte delle armi e il tesoro del Lago d’Argento le fornisce delle frecce infallibili che portano molte vittorie al suo popolo, tanto che viene incoronata come “stella” dei Fanes e compare, in sogno, il Principe dei Cajutes, che aveva attirato la sua attenzione in battaglia portando un mazzo di papaveri sull’elmo, ma era poi stato da lei ucciso, e la esorta a smettere di combattere con armi fatate. Tuttavia il re non si lascia turbare da ciò e coinvolge la figlia in nuove battaglie.

Nel frattempo Spina de Mul incita varie popolazioni ad unirsi contro i Fanes e va in cerca di Ey de Net, proponendogli di avvicinarsi a Dolasila e di condurla fuori dai combattimenti in modo da impedirle di usare le frecce infallibili. Durante la battaglia di Fiames il perfido stregone tradisce Ey de Net ferendo Dolasila nel momento propizio. Ey de Net, profondamente turbato dall’accaduto, si reca dalla potente maga Tsicuta, che gli consiglia di fare forgiare dai nani del Latemar uno scudo per la protezione della principessa tanto pesante da non potere essere portato da nessun altro all’infuori di lui. Dolasila guarisce dalla ferita e il re commissiona ai nani del Latemar uno scudo che la protegga anche da armi fatate, alla quale richiesta costoro pensano si tratti dello stesso scudo di Ey de Net. Quando lo scudo viene portato al castello di Fanes nessuno è in grado di alzarlo, così che quando ci riesce Ey de Net, che si era presentato come un semplice soldato, viene subito ammesso al seguito di Dolasilla.

Dopo molte battaglie combattute fianco a fianco Ey de Net chiede al re la mano di Dolasila, la quale desidera smettere di combattere. Il re si adira vedendosi ostacolato nelle sue mire espansionistiche e bandisce Ey de Net dal regno. Dolasila dichiara che non andrebbe mai più a combattere senza il suo amato. Il re di Fanes tradisce poi il suo popolo stringendo un patto con i nemici affinché lo aiutino a conquistare l’oro dell’Aurona, incoraggiandoli a dichiarare guerra ai Fanes con i loro alleati, assicurandoli che Dolasila avrebbe mantenuta la promessa fatta a Ey de Net di non andare a combattere senza di lui. Tuttavia Dolasila si sente costretta ad impugnare le armi per salvare la sua gente. Ey de Net si reca al Lech de Lunedes per interrogare le Mjanines, che lo mettono al corrente del tradimento del re di Fanes e gli profetizzano l’imminente morte della principessa guerriera. La sera prima della battaglia finale Dolasila cavalca sconsolata sui prati dell’Armentara e viene circondata da tredici strani bambini, che la convincono a regalar loro tredici delle sue frecce. In realtà si tratta di un piano di Spina de Mul, che cerca così di garantire la vittoria ai nemici dei Fanes. L’ indomani Dolasila nota che la sua corazza è diventata scura e capisce il grave pericolo che corre, tuttavia non rinuncia a combattere e viene uccisa dalle sue frecce infallibili delle quali si erano impossessati i nemici. Nel frattempo il re di Fanes, accecato dalla sete di potere, si è rifugiato sul Lagazuoi in attesa che i suoi alleati, come pattuito, lo ripaghino con tesori del suo tradimento e lo aiutino poi a conquistare le ricchezze dell’Aurona. Al contrario viene accusato di tradimento e Spina de Mul gli fa un incantesimo così che rimane pietrificato. I Fanes battono in ritirata e la regina chiede aiuto alle alleate marmotte. Cosí compare Lujanta, che i soldati scambiano per Dolasila. La regina spiega loro che Lujanta, la gemella di Dolasila, condurrà i Fanes al sicuro al Morin di Salvans, nel regno sotterraneo delle marmotte.

Tuttavia gli sforzi di riconquista dei Fanes si rivelano vani, così che vengono sconfitti definitivamente nella battaglia finale sulla Furcia dai Fers. Una volta all’anno, Lujanta e la regina compaiono in una barca sul Lago di Braies -sotto il quale si troverebbe una porta che conduce all’ ultimo rifugio dei Fanes- in attesa del tempo promesso, nel quale i Fanes conosceranno di nuovo pace e prosperità.

L’ambientazione “storica” delle vicende narrate può essere vagamente ipotizzata in base ad alcuni elementi significativi. Secondo vari studiosi la popolazione di Fanes sarebbe da identificare con una popolazione retica nel periodo preromano in base alla presenza nella leggenda di varie tradizioni precristiane e figure sciamaniche quali lo stregone Spina de Mul. Durante il periodo delle grandi migrazioni dei popoli -IVº / Vº secolo d. C.-, il materiale leggendario è sicuramente stato esposto ad influssi culturali esterni -inerenti soprattutto alla mitologia germanica e greco/romana-, ed è probabile che siano filtrati nella leggenda degli elementi culturali appartenenti a tradizioni geograficamente distanti. Il materiale leggendario non può essere collocato in un’epoca storica precisa. In ogni caso il motivo della discendenza di una popolazione da un animale -in questo caso l’origine dei Fanes dalla marmotte- risulta estremamente raro in ambito europeo, nel quale è presente nelle genealogie fantastiche medievali. Nel cuore dell’Europa si sarebbe dunque conservato un elemento culturale risalente a tradizioni di popoli primitivi di cacciatori.